Ictus: cos’è, cause, sintomi e trattamenti
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Quando si parla di ictus si fa riferimento a una condizione medica grave, che richiede un intervento medico immediato poiché potenzialmente mortale; non a caso, infatti, si verifica quando l’apporto di ossigeno a una determinata area – più o meno estesa – del cervello si interrompe o si riduce drasticamente.
Dopo l’episodio, l’area di tessuto cerebrale rimasta sprovvista di ossigeno può danneggiarsi gravemente o, addirittura, andare in necrosi. L’ossigeno, infatti, è il nutriente che tiene in vita tutti i tessuti e gli organi del corpo umano e l’interruzione del suo apporto può essere a dir poco fatale.
Caratteristica dell’ictus è la sua insorgenza improvvisa; non provocando alcun sintomo che possa rivelarsi un campanello di allarme, non appena si manifesta è necessario intervenire immediatamente e tempestivamente per salvare la vita del paziente.
Quali sono le cause e i fattori di rischio dell’ictus?
Come accennato, l’ictus si verifica quando l’apporto di ossigeno a un’area del cervello si riduce o si interrompe del tutto. Di solito, a interferire è la presenza di un embolo ostruttivo o di un trombo all’interno di un’arteria cerebrale o di un vaso arterioso collocato prima delle arterie cerebrali, come le carotidi; più raramente, invece, l’afflusso di ossigeno si riduce o si interrompe a causa della rottura di un’arteria del cervello e dell’emorragia che ne scaturisce.
Oltre a queste cause principali, esistono ulteriori fattori di rischio dell’ictus, che possono essere distinti in modificabili e non modificabili.
I fattori di rischio dell’ictus modificabili sono quelli per i quali esiste un rimedio o farmacologico, o comportamentale, come:
- fumo e fumo passivo;
- aterosclerosi;
- ipertensione cronica;
- diabete mellito;
- ipercolesterolemia;
- sedentarietà;
- sovrappeso e obesità;
- abuso di alcolici;
- uso di droghe;
- malattie cardiovascolari;
- aritmie cardiache;
- assunzione della pillola anticoncezionale estrogenica.
I fattori di rischio dell’ictus che, invece, non sono modificabili sono quelli per i quali non esiste alcun rimedio né farmacologico, né comportamentale, cioè:
- età avanzata, dato che dopo i 55 anni il rischio di ictus aumenta e raddoppia ogni 10 anni;
- popolazione di appartenenza, infatti sono più predisposti gli africani, gli asiatici e i caraibici;
- familiarità per ictus, patologie cardiache o TIA;
- sesso, infatti gli uomini sono più esposti rispetto alle donne.
Questi ultimi fattori di rischio non modificabili devono tenere sempre alta l’attenzione e spingere i pazienti a controllarsi periodicamente attraverso esami di screening e prevenzione.
Quali sono i sintomi dell’ictus?
Per comprendere al meglio i sintomi provocati da un ictus, bisogna fare una precisazione: le parti che compongono il cervello svolgono funzioni diverse tra loro. Ciò significa che i sintomi avvertiti in occasione di un ictus variano a seconda della zona colpita dal mancato afflusso di ossigeno e da paziente a paziente.
In sostanza, la sintomatologia dell’ictus non è altro che l’espressione di una perdita di funzione cerebrale più o meno grave che avviene a causa di un danno o della necrosi di una parte del cervello. Di conseguenza, i principali sintomi dell’ictus sono:
- paralisi facciale, che solitamente interessa una sola parte del viso;
- difficoltà motorie, che possono coinvolgere uno o entrambi gli arti;
- afasia, cioè difficoltà di linguaggio.
A questi sintomi principali si associano ulteriori sintomi secondari, come:
- vertigini;
- perdita improvvisa di forza e sensibilità degli arti, della metà inferiore del viso o di metà del corpo;
- difficoltà visive, con visione doppia e offuscata;
- mal di testa forte e improvviso.
Al manifestarsi di uno o più sintomi tra quelli riportati, è necessario l’intervento medico immediato. Il consiglio è di chiamare immediatamente un’ambulanza o di dirigersi al pronto soccorso più vicino, poiché anche pochi secondi possono cambiare le sorti del paziente colpito.
Come si diagnostica l’ictus?
L’ictus consiste in una vera e propria emergenza medica, quindi è importante che la sua diagnosi sia immediata e tempestiva. Riconoscere un ictus è piuttosto semplice, dato che le manifestazioni sono ben visibili e spesso inconfondibili.
In ogni caso, la diagnosi certa di ictus si esegue tramite:
- anamnesi ed esame obiettivo, per valutare i sintomi e i fattori di rischio;
- esami del sangue ed esami strumentali, come risonanza magnetica, TAC, angioTAC ed ecografia carotidea, per risalire alle cause scatenanti, individuare la tipologia di ictus e rilevare con precisione l’area del cervello interessata.
Per escludere o confermare la presenza di emorragia cerebrale, la diagnosi comprende:
- tomografia computerizzata (TC) cerebrale, per determinare il tipo di ictus in corso;
- ecodoppler dei casi, per rilevare la presenza di aterosclerosi all carotidi e il grado di ostruzione;
- elettrocardiogramma (ECG), per valutare le condizioni di salute del cuore e individuare eventuali aritmie che possano favorire la comparsa di ictus.
Ottenuta la diagnosi certa è possibile intervenire adeguatamente e, soprattutto, nel minor tempo possibile.
Cosa fare in caso di ictus?
Come ribadito più volte, trattandosi di un’emergenza medica, l’ictus necessita di cure ospedaliere immediate. Di conseguenza, la prima cosa da fare in presenza di ictus è contattare il 118 per richiedere l’intervento di un’ambulanza o recarsi al pronto soccorso più vicino.
Una volta in ospedale, sono i medici a definire la tipologia di ictus, l’area del cervello interessata e la gravità della situazione e, dopo aver chiarito tutti questi aspetti, possono pianificare il trattamento più adeguato.
In genere, durante la fase acuta, al paziente colpito da ictus ischemico vengono somministrati farmaci antiaggreganti, trombolitici e anticoagulanti con l’obiettivo di sciogliere il coagulo che ostruisce l’arteria, in modo che il sangue possono tornare a scorrere.
Se i farmaci non portano risultati, allora il trombo può essere rimosso tramite tromboectomia, cioè attraverso l’inserimento di cateteri nelle arterie che conducono il sangue al cervello. Se, invece, l’ostruzione è a carico delle carotidi, si possono inserire degli stent tramite angioplastica.
In caso di ictus emorragico, i medici cercano in tutti i modo di ridurre la pressione sia intracranica, che arteriosa per controllare l’emorragia; se, infine, la causa dell’ictus è la presenza di un aneurisma, allora si procede direttamente con l’intervento chirurgico per riparare l’arteria danneggiata.
Si può prevenire l’ictus?
L’ictus è un’emergenza medica improvvisa e, nella maggior parte dei casi, imprevedibile; tuttavia, tenendo conto dei fattori di rischio modificabili, è possibile prevenire la sua insorgenza seguendo uno stile di vita sano ed equilibrato, all’insegna del benessere, che preveda:
- alimentazione bilanciata, che permetta di mantenere il peso-forma e di tenere a bada eventuali patologie come diabete e ipertensione;
- praticare regolare attività fisica, che può coincidere anche con camminate di 20 minuti al giorno all’aria aperta;
- evitare il consumo di alcolici, che mettono a dura prova il cuore e l’organismo in generale;
- non assumere droghe, di alcun tipo;
- alleviare lo stress, frequentando magari corsi di yoga o meditazione.
Inoltre, per chi soffre già di determinate patologie, ha superato i 55 anni di età o rientra tra le categorie di fattori di rischio non modificabili, è molto importante sottoporsi a esami di prevenzione per monitorare lo stato di salute del cuore ed evitare, quanto più possibile, l’insorgenza di ictus potenzialmente fatali.