Scarlattina nei bambini, come riconoscerla: cause, sintomi e cure
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Nella vasta gamma di malattie infettive che possono colpire sia adulti, che bambini rientra la scarlattina, provocata dal batterio Streptococco beta-emolitico di gruppo A.
I bambini rappresentano il bersaglio più ambito della scarlattina, in particolare quelli con un’età compresa tra i 3 e i 10 anni, perché sono i soggetti generalmente privi di quelle difese immunitarie necessarie per contrastare lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A.
Al contrario, i bimbi con un’età inferiore ai 2 anni (se allattati al seno) e gli adolescenti presentano un rischio tendenzialmente più basso nel contrarre la scarlattina, dato che sono dotati delle apposite difese immunitarie. In particolare:
- i neonati sotto i 2 anni che vengono allattati al seno possono fare affidamento sugli anticorpi anti-scarlattini forniti dal latte materno;
- i bambini con età superiore ai 10 anni, nell’80% dei casi, godono di un sistema immunitario abbastanza maturo per poter fronteggiare un eventuale attacco dello Streptococco beta-emolitico di gruppo A.
Ogni anno, questo batterio è in grado di provocare almeno 700 milioni di infezioni nel mondo; questo perché si trasmette principalmente per via aerea, quindi con starnuti e saliva e, in alcuni casi, può essere anche causa di alcune forme di faringite e di infezioni della pelle, quali erisipela, cellulite, fascite necrotizzante e impetigine.
Quali sono i sintomi della scarlattina nei bambini?
Nei bambini con un’età compresa tra i 3 e i 10 anni, la scarlattina si manifesta con sintomi molto chiari e facilmente riconoscibili:
- esantema, o eruzione cutanea, composto da puntini o piccole chiazze di colore rosso scarlatto (appunto), molto vicini tra loro e leggermente in rilievo. Si presenta inizialmente sul collo, sotto le ascelle e nella zona inguinale, per poi diffondersi su tutto il corpo, a eccezione di naso, bocca e mento;
- patina biancastra sulla lingua (la cosiddetta “lingua a fragola bianca) che, nell’arco di qualche giorno, diventa rossa (per diventare “lingua a lampone”);
- desquamazione diffusa, che prende il posto dell’iniziale esantema;
- febbre intorno ai 38°C;
- mal di gola;
- dolori addominali;
- cefalea;
- tachicardia.
In passato, i sintomi della scarlattina erano talmente invalidanti e aggressivi da causare gravi complicanze nei più piccoli, come polmonite, meningite, sinusite grave, encefalite, setticemia, febbre reumatica, endocardite e glomerulonefrite che, nei casi più gravi, potevano portare anche alla morte.
Al giorno d’oggi, per fortuna, si ha a disposizione un’ampia scelta di farmaci in grado di annientare lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A e sono tutti capaci di ridurre il rischio di mortalità infantile a seguito della scarlattina.
Come si ottiene la diagnosi di scarlattina?
Nei bambini, riconoscere e diagnosticare la scarlattina è piuttosto semplice: bastano un’attenta osservazione e un’accurata anamnesi da parte del medico/pediatra di base. In presenza di dubbi, è possibile ricorrere a un test più affidabile, cioè il tampone faringeo.
Il tampone faringeo consiste in un esame diagnostico che permette di confermare con certezza se un disturbo alla gola è causato o meno da uno specifico microrganismo patogeno. In pratica, si strofinano le tonsille e la mucosa faringea con un bastoncino cotonato in modo da prelevare alcune cellule da analizzare, poi, in laboratorio.
Come si cura la scarlattina nei bambini?
Se il tampone conferma la presenza della scarlattina, è opportuno procedere immediatamente con una cura mirata che, solitamente, prevede:
- somministrazione di antibiotici: per almeno 10 giorni, i più piccoli dovrebbero assumere le penicilline a uso orale o, in caso di allergia, i macrolidi;
- riposo assoluto: è consigliato soprattutto per non affaticare eccessivamente il piccolo, almeno fino alla fine della febbre;
- isolamento: soprattutto nella prima fase della malattia, è opportuno che il piccolo rimanga il più possibile isolato in una stanza per evitare che trasmetta l’infezione a familiari e compagni di scuola. In tal senso, infatti, la legge italiana è molto chiara: i bambini affetti da scarlattina possono rientrare negli ambienti scolastici solo dopo 2 giorni dall’inizio della terapia antibiotica. Questo perché, secondo la medicina, i bambini con scarlattina sono ancora contagiosi dopo 24 ore dall’inizio della somministrazione dell’antibiotico.
Ma non finisce qui, perché le cure farmacologiche devono essere accompagnate da una serie di trattamenti utili per alleviare la sintomatologia:
- somministrare un antidolorifico, come ibuprofene o paracetamolo, per far abbassare la febbre e alleviare il mal di gola;
- bere molta acqua, per evitare la disidratazione spesso provocata dalla febbre;
- umidificare l’aria della stanza dove si trova il bambino, così da dare sollievo alla gola infiammata e irritata;
- eseguire dei gargarismi con acqua salata, per lenire il mal di gola;
- consumare pasti semi-liquidi, dato che l’irritazione della gola può essere tale da non consentire il passaggio dei cibi solidi;
- evitare l’esposizione del bambino malato a sostanze irritanti, come il fumo di sigaretta, in modo da favorire la guarigione.
Quanto dura la scarlattina nei bambini?
Se si interviene tempestivamente, la scarlattina nei bambini tende a risolversi nell’arco di una settimana. In mancanza di una terapia antibiotica appropriata, le tempistiche di guarigione potrebbero allungarsi fino a 2 settimane comportando, al contempo, l’aumento del rischio di complicanze.
I bambini possono ammalarsi una seconda volta di scarlattina?
Lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A presenta diversi ceppi, ciascuno dei quali produce nell’essere umano una difesa immunitaria specifica per quel determinato ceppo, ma non per gli altri.
Di conseguenza, la risposta è sì: i bambini che hanno già contratto la scarlattina possono nuovamente ammalarsi se vengono esposti a un ceppo di Streptococco beta-emolitico di gruppo A differente da quello precedente.
Si può prevenire la scarlattina nei bambini?
Prevenire con totale efficacia la scarlattina nei bambini, purtroppo, non è possibile; attualmente, infatti, non esistono vaccini finalizzati alla sua prevenzione.
Tuttavia, è possibile mettere in atto tutta una serie di accortezze per ridurre il rischio di contrarre lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A e le conseguenti malattie infettive. In particolare:
- evitare di condividere cibo e utensili da cucina, poiché molti batteri (Streptococco beta-emolitico di gruppo A compreso) riescono a sopravvivere a lungo sugli oggetti da loro stessi contaminati;
- coprire naso e bocca quando si starnutisce, perché i batteri tendono a trasmettersi da un soggetto all’altro per via aerosol;
- igienizzare quanto toccato da un malato di scarlattina, proprio per limitare la proliferazione dei batteri;
curare l’igiene personale, soprattutto quella delle mani, perché i batteri stanno alla larga da organismi sani e puliti.